F.U.S.A.E. – Fascial-motion UltraSonographic Anatomic Evaluation

"The inner movement"


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2013 in review

The WordPress.com stats helper monkeys prepared a 2013 annual report for this blog.

Here’s an excerpt:

The concert hall at the Sydney Opera House holds 2,700 people. This blog was viewed about 9,300 times in 2013. If it were a concert at Sydney Opera House, it would take about 3 sold-out performances for that many people to see it.

Click here to see the complete report.


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One step ahead…Facciamo un passo avanti dopo 13 mesi di blog…

Cari lettori, amici, amiche, colleghi e colleghe,

dopo poco più di 1 anno ( il 21 maggio ha festeggiato il I° compleanno) e dopo oltre 13.000 accessi il Blog F.U.S.A.E. cambia dimensione ma non intenti.

Il primo di questi è quello di favorire la diffusione dell’osteopatia in altri ambiti sia tra gli utilizzatori finali (i pazienti) sia con altri colleghi, portando a quello che ho sempre considerato essere l’elemento fondamentale: la condivisione delle esperienze.

Il cambio di sede sul web, dal semplice blog ad un nuovo sito www.davidebongiorno.com, si é reso necessario per assecondare  “i sempre più crescenti accessi di colleghi e pazienti osteopatici” e soprattutto per offrire nuovi elementi di diffusione e comprensione di cosa é F.U.S.A.E.

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Tra breve saranno infatti disponibili i post e gli articoli in francese e inglese. Garantirò una sempre alta qualità dei clip video ecografici che con la precedente piattaforma non potevo più garantire.

L’implementazione dei social: Facebook, Twitter , dei canali multimediali Youtube e Slideshare, i canali di e-mailing e la possibilità di accrescere gli eventi extra-didattici, mi permetterà di essere sempre più condivisibile e disponibile.

Colgo l’occasione per ringraziare quanti tra voi mi hanno seguito e continueranno a farlo e soprattutto al mio caro amico fraterno Antonio Zanzottera per avere assecondato i miei “capricci” e le mie richieste professionali.

Un caro saluto e a presto

firma davide


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Il Cyrano osteopatico – parte Ia: F.U.S.A.E. nelle tecniche sulla spalla

Cari amici,

da questo mese, peraltro coincidente con il I° anniversario del mio blog (era il 20 maggio del 2012), ho deciso di inaugurare una nuova rubrica nella quale verranno inserite alcuni suggerimenti osteopatici.

Non voglio chiamarle lezioni perché, in quel caso, tenere una lezione, insegnare, riguarda un “volume” di informazioni che non posso e soprattutto non voglio arrogarmi il diritto di avere.

Suggerire è un termine delicato che ricorda il sussurro che ti viene dato dal compagno di banco alle interrogazioni, dal tuo amico che, alle tue spalle, ti aiuta a dire alla ragazza che ti mette in crisi che è bella e che vuoi uscire con lei…un Cyrano de Bergerac, ecco si!! sarò il Cyrano dell’osteopatia…questo mi piacerebbe essere per Voi…poi…guardandomi bene…beh il naso non mi manca 🙂

Il metodo, ho meglio il punto di vista chiamato F.U.S.A.E., trova spazio di applicazione in differenti ambiti, da quello clinico a quello diagnostico, da quello di strumento per il  feedback  nei pazienti ma anche motivatore per i terapeuti (soprattutto gli osteopati…)

In un mondo come quello delle fasce, dove l’ottenere una verifica concreta è sempre stato molto difficile, questo metodo risulta estremamente utile.

Alla metodica F.U.S.A.E. sono legato come ogni artista ad una sua opera prima e sono sempre più convinto, anche per il riscontro che gli studenti di osteopatia mi danno, che sia uno strumento utilissimo anche per le sue proprietà di verifica e alle importante indicazione che può offrire nel mappare punti di repere troppo spesso dati per scontati è dedicata questo primo suggerimento.

Buona lettura…e Buon Compleanno allora.

Attendo, se volete, feedback su questa modalità di trattamento eco-guidata 🙂

LA SPALLA

Premesse di posizione (fig. 1):

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TCLB

  1. paziente seduto sul lettino con i piedi in appoggio al pavimento
  2. l’arto superiore del lato da trattare (ad es. dx) poggiato sulla coscia omolaterlamente a palmo in su
  3. posizionatevi di fronte al vostro paziente
  4. ponetevi in modo che il ginocchio del paziente (dx) sia tra le vostre ginocchia
  5. mettete la vostra mano (sin) sulla spalla (dx) del paziente di modo che il vostro pollice sia sulla direzione perpendicolare della superficie anteriore della spalla, così facendo virtualizzerete il decorso del tendine del capo lungo bicipitale
  6. le altre dita si appoggiano posteriormente alla testa e epifisi omerale

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partendo da questa posizione si ha la possibilità di eseguire un test preciso sulla doccia omerale e sul TCLB con pressioni e delicate spinte latero/mediali per valutare i caratteri della doccia omerale e del tendine in essa alloggiato

Avendo compreso il decorso del TCLB potremo eseguire tecniche di siderazione “visualizzando” il decorso del tendine e per suonarlo a modi corda di contrabbasso con il polpastrello del nostro pollice

SOTTOSCAPOLARE

  1. posizioniamo ora l’avambraccio del paziente sul lettino all’esterno dell’asse femorale (sul piano del lettino per esempio)
  2. portiamo il nostro 1* dito trasversale con l’apice in contatto con la coracoide
  3. manteniamo le altre 4 dita nella posizione precedente
  4. il pollice virtualizzerà ora le fibre del tendine sottoscapolare

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N.B.: in questa posizione sapremo quindi la direzione delle fibre del tendine sottoscapolare, contattare il punto che corrisponde al trochine, testare la densità del tendine e quale dovrà essere la direzione per imprimere per ottenere una siderazione (ortogonale alle fibre)

SOVRASPINATO E INFRASPINATO

  1.  mantenendo la mano (sin) a contatto con la spalla (dx) del paziente si chiederà al paziente di portare il dorso della mano (dx) dietro il gluteo (dx) 
  2. la posizione così assunta (ADD / RI) andrà ad esporre i tendini del sovraspinato e dell’infraspinato
  3. come posizione il SVSP si troverà al disotto del deltoide anteriore e l’IFSP sotto il deltoide intermedio-posteriore
  4. il confine tra le due porzioni del deltoide sovrasteranno la porzione di tendine dove le fibre del SVSP si embricano con quelle dell’IFSP.
  5. il pollice virtualizzerà l’inserzione delle fibre SVSP le cui fibre vi arriveranno quasi perpendicolarmente
  6. il primo spazio interdigitale e il dito indice virtualizzeranno la giunzione tendinea e le fibre dell’IFSP

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Se volessi eseguire test palpatori e siderazione dei tendini sopra citati devo pertanto rammentare che la direzione per  “pizzicare – siderare” (fig. 3) il sovraspinato sarà medio-laterale (o viceversa) mentre per l’infraspinato dovrà essere supero-inferiore (o opposta): trasversale la prima e verticale la seconda.

I test potremmo distinguerli in t. di scivolamento longitudinale e trasversale e test di pressione perpendicolare (fig. 2)

Se da questa posizione noi abbassiamo la mano (sin), sino a che il bordo dell’ipotenar non abbia contattato il profilo inferiore del deltoide, le nostre dita (IIa-IIIa-IVa e Va) contatteranno i ventri muscolari e le rispettive giunzioni del piccolo e grande rotondo

DisegniBlog, page 39

(fig. 1)

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(fig. 2)

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(fig. 3)

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(fig. 4)

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(fig. 5)

A presto…perché come al solito…

segue

D.Bongiorno


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Le Morfologie : ovvero l’arte dell’accorgersi di come gli altri sembrano … o forse lo sono

Definizioni

a) accorgersi accòrgersi v. intr. pron. [lat. *accorrĭgĕre, comp. di ad- e corrĭgĕre «correggere»] (io mi accòrgo, tu ti accòrgi, ecc.; pass. rem. m’accòrsi, t’accorgésti, ecc.; part. pass. accòrto). – 1. Scorgere con la mente, acquistare coscienza di un fatto attraverso indizî o per riflessione.

b) accorgimento accorgiménto s. m. [der. di accorgersi]. – 1. Capacità di prevedere e giudicare le cose, prontezza d’intuito: è dotato di grande a.; avere poco, scarso accorgimento. 2. Astuzia, accortezza, espediente.

Era il 1999 e con Emilio (cfr. Maggi) frequentavamo il Corso di Osteopatia della CERDO che oggi potrebbe essere chiamato “part-time” poiché allora non vi era alternativa, durava come dura ancora oggi 6 anni…mai verbo potrà essere più qualificante dell’omonimo aggettivo…dura e duro lo era per chi già lavorava ma … voleva comprendere e capire di più.

L’incontro con Alessandro (cfr. Fugazza) fu il meglio che potesse capitarci per tanti motivi professionali e personali.

E con lui le morfologie…semplici, tanto da sembrarlo troppo, e utili, tantissimo da non lasciarle più, divennero nostra abitudine e il nostro gioco.

Con Emilio e Alessandro, dopo averci pensato, decidemmo di organizzare una lezione per pochi intimi amici (tra cui i nostri amici e maestri Alain e Pascal) in quel di Milano e dopo alcuni anni, solo io e Emilio, la presentammo come pre-graduate nella scuola di osteopatia di Bari (ATSAI), dove allora insegnavamo.

Il documento che mi permetto di allegare a questo blog, è quella lezione ed il risultato di anni di lavoro e di confronto con pazienti e con le loro tipologie morfologiche.

Certo non è come discuterne insieme, iterattivamente, ma è comunque un semplice esempio di come a Ippocrate, padre della Medicina, si debba ancora esprimere gratitudine…malgrado il giuramento espresso da noi laureati in Medicina e Chirurgia sia troppo spesso dimenticato.

Esistono poi molti corsi che utilizzano le tipologie morfologiche, la “medicina di terreno” e altre eteronomie. Questa è solo una semplice descrizione che può, non certo sostituire, ma certamente  incuriosire quanti di voi si accorgono perciò siate accorti…statev’ accuort**

Le Morfologie di D.Bongiorno ed E. Maggi (grazie a A. Fugazza)

Buona lettura

firma davide_1

* “Consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio e dell’impegno che assumo, giuro: di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento; di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale; di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di un paziente; di attenermi alla mia attività ai principi etici della solidarietà umana, contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze; di prestare la mia opera con diligenza, perizia, e prudenza secondo scienza e coscienza ed osservando le norme deontologiche che regolano l’esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione; di affidare la mia reputazione esclusivamente alla mia capacità professionale ed alle mie doti morali; di evitare, anche al di fuori dell’esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il prestigio e la dignità della professione. Di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni; di curare tutti i miei pazienti con eguale scrupolo e impegno indipendentemente dai sentimenti che essi mi ispirano e prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità condizione sociale e ideologia politica; di prestare assistenza d’ urgenza a qualsiasi infermo che ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità a disposizione dell’Autorità competente; di rispettare e facilitare in ogni caso il diritto del malato alla libera scelta del suo medico, tenuto conto che il rapporto tra medico e paziente è fondato sulla fiducia e in ogni caso sul reciproco rispetto; di osservare il segreto su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell’esercizio della mia professione o in ragione del mio stato; di astenermi da “l’accanimento diagnostico e terapeutico”

**in ricordo e omaggio ai prossimi colleghi di Napoli


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Upgrade and improve yourselves: come il dubbio e la curiosità aiutano a migliorarsi

Quando iniziammo (io e P.Tozzi cfr) a valutare le correlazioni tra dolore lombare aspecifico e i “movimenti” renali ci rendemmo conto che nei gruppi di controllo e nei gruppi sperimentali esistevano  varianti molto interessanti che a quel tempo non avevamo però preso in considerazione e che ora proverò ad identificare e a indicare come sottotipi.

La posizione anatomica dei reni (retroperitoneale) nella sua loggia e le strutture anatomiche che la compongono, determinano elementi che limitano il movimento di discesa/ascesa che si compie ad ogni atto respiratorio.

Già in precedenti articoli pubblicati nel blog e in  riviste scientifiche (ref. Journal of Bodywork and Movement Therapies Volume 16, Issue 3 , Pages 381-391, July 2012) mi sono occupato di spiegare come “si muovono i reni durante gli atti respiratori”: free kidney (rene mobile) e fixed kidney (rene fisso).

Fegato, rene e psoas (a dx) e Milza, rene e psoas (a sin) sono gli organi accoppiati nel movimento. Le interfacce interessate dai movimenti possono essere viscerali e strutturali: le prime tra fegato/milza e rene e le seconde tra psoas e rene.

A garantire la “stabilità” del rene e la sua tenuta nelle loggia possiamo distinguere elementi strutturali, funzionali, statici e dinamici.

Le fasce perirenali Schermata 2013-04-16 alle 16.15.35unendosi cranialmente tra loro costituiscono un apparato sospensore simile ad un legamento il cui trofismo è considerato, associato al grasso perirenale, elemento che si contrappone alla ptosi.

Le strutture fasciali suddividono lo spazio retroperitoneale in tre settori o subspazi disposti parallelamente tra loro sul piano frontale:

  • Pararenale anteriore (tra peritoneo parietale posteriore e fascia renale anteriore).
  • Perirenale (tra fascia renale anteriore, posteriore e m. psoas).
  • Pararenale posteriore (fascia renale posteriore e fascia trasversalis).
  • Cranialmente formano un sistema unico, sospensore
  • Caudalmente raggiungono separatamente la cresta iliaca. 

Durante l’inspirazione il diaframma scendendo imprime una spinta del fegato in basso che a sua volta può spingere il rene, quest’ultimo libero rispetto allo psoas (fisso!). Dinamicamente la pressione addominale aumenta con la fase inspiratoria e questo elemento, se associato ad una parete addominale normotonica, aumenta la stabilità retroperitoneale dei reni.

Il legamento sospensore renale, per come descritto sopra, ha una risposta quasi di tipo elastico nelle situazioni di rene normale mobile (free kidney) con un allungamento della distanza tra crura diaframmatica e polo renale superiore in inspirazione e analogo allungamento in espirazione. Quando, al contrario, si abbia un rene fisso (fixed kidney) i valori delle distanze sono  differenti nelle due fasi ma non in modo proporzionale.

Queste ultime osservazioni e …. il dubbio e la curiosità …. hanno permesso di evidenziare due sottotipi di fissazione renale in base a quale piano di scivolamento evidenzia la  maggiore  relativa o assoluta restrizione di mobilità: viscerale (fegato) e strutturale (psoas) e misto (entrambi compromessi).

Schermata 2013-04-16 alle 16.33.47

Quando il sistema di mobilità entra in disfunzione la valutazione oggettivamente qualitativa appare di agevole esecuzione (recenti workshop tenuti con osteopati della S.O.A., SOMA e altri colleghi e studenti in Trentino alto Adige lo hanno confermato) ma deve sempre essere associata al calcolo delle distanze e del loro rapporto.

L’insieme delle due valutazioni, qualitativa e quantitativa, consente di determinare un livello disfunzionale di priorità e di suggerire il tipo di trattamento: viscero-fasciale, strutturale e cranio-sacrale.

Questo secondo step di validazione ecografica è in fase di elaborazione e tra qualche mese vi potrò illustrare i risultati.

Per un ancor più valido studio analitico dei risultati abbiamo,  con alcuni studenti “part-time” di osteopatia (grazie a Mirko e Manuel) e alcuni loro insegnanti (grazie a Stefano e Alberto) ho iniziato una nuova collaborazione … quasi a voler imitare quei meravigliosi studi multicentrici che tanto ho invidiato nel mio periodo chirurgico e che con grande difficoltà si sono in passato potuti raramente effettuare in ambito osteopatico. Negli ultimissimi anni alcune scuole sembrano averne capito la validità scientifica nel confermare o meno le correlazioni tra manovra e risultati un tempo esclusivamente empiriche.

Qui troverete il video: http://www.youtube.com/watch?v=maj0PYfVN9Y

Buona visione e a presto.

Davide


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F.U.S.A.E. - Fascial-motion UltraSonographic Anatomic Evaluation

Buongiorno a tutti Voi,

sono trascorse alcune settimane dall’ultimo post e mi sono chiesto perché.

Non ho più argomenti?

Forse non sono più così innamorato di questo bloggare osteopatico? Mi sono pertanto sforzato di cercare delle risposte.

Tra gli ultimi argomenti trattati alcuni in particolare mi hanno impegnato molto dal punto di vista intellettuale ed anche emotivo…mi sono chiesto se fosse stata presunzione la mia. Che la valutazione ecotopografica dinamica anatomica e i punti di repere fosse troppo critica??

Quello che ho descritto con FUSÆ aveva un obiettivo “rimettere al vostro giudizio alcune nozioni di osteopatia viscerale che non trovano corrispondenza con l’anatomia reale”

e cosa è successo?…

…il silenzio!

Le esperienze avute dal 2002 ad oggi mi permettono di porre l’accento su un carattere che purtroppo ho riscontrato più spesso tra i colleghi di altre specialità, in particolare di quanti rifiutano di confrontarsi con l’obiettività.

Chi conosce me, conosce…

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Ringraziamenti

Con tutti i miei lettori, followers o semplicemente persone in transito, vorrei semplicemente condividere quello che ritengo essere l’elemento più incredibile che mi è capitato. L’anno scorso volevo avere la possibilità di condividere alcune mie esperienze professionali e didattiche ampliando l’orizzonte e l’ambito.

Ad offrirmi aiuto è stato il mio grande amico Antonio (http://anthonyzanzottera.wordpress.com) che ringrazio pubblicamente per il supporto, i consigli e le abili indicazioni … il traguardo che ci eravamo prefissati oggi lo abbiamo raggiunto: 10.000 accessi dal maggio 2012.

Grazie a tutti e a presto

Davide

firma davide_1


2 commenti

Lo Sterno e i suoi dismorfismi

Recentemente ho potuto confermare come la nostra attualità  sia il riflesso di interferenze “trasversali” a processi che altrimenti si muoverebbero in direzioni lineari…ma senza alcuna perturbazione tutto sarebbe davvero “lineare”?

Quando studi all’università dapprima nelle aule della facoltà di medicina e chirurgia e poi nei vari reparti o divisioni che trovano la tua particolare predisposizione…feeling, puoi cominciare a subire una mitosi intellettuale che ti porta a sepimentare, dividere l’aspetto scientifico da quello umoral-sentimentale, distinguendo “ció che sembra” da “ció che è” e “ció che è” da “ció che ti viene detto”. Aumentando sempre più l’interesse critico e sperimentale, la curiosità ed il rispetto per chi si rivolge a te per un parere.

Negli anni in cui da studente di medicina frequentai la chirurgia toracica a Milano, ebbi l’opportunità di seguire numerosi casi di chirurgia toracica “ricostruttiva” per malformazioni (dimorfismi) sternali.

Come dovrebbe essere noto i dismorfismi sternali si dividono in due principali categorie che fanno riferimento alla presenza di una carenatura (estroflesso) o di un affossamento (introflesso). Gli sterni “carenati” e “a imbuto” sembrano poi trovare una tipologia di confine nel tipo “carenato trasverso alto”…ragioniamoci un poco sopra.

Nel petto (così detto nel gergo chirurgico) carenato il profilo sternale è caratterizzato da una sorta di carenatura navale che si estende dall’angolo di Louis all’articolazione sterno-xifoidea. Se vi capitasse di osservarli si possono riscontrare alcune varianti: una nella quale l’intera struttura del corpo sternale si posiziona “ventrale” rispetto al piano delle articolazioni sterno-costali (articolazioni condrali); una seconda dove il corpo sternale è come se fosse percorso da una linea longitudinale (origine embriologica dei “cordoni sternali”) con una palpabile cresta mediana.

Nel petto carenato trasverso alto è l’angolo tra manubrio e il corpo sternale (angolo sternale o angolo di Louis) ad essere caratteristicamente prevalente, sormontante il piatto sternale. La sua convessità anteriore  aumenta diminuendo l’apertura posteriore dell’angolo. A questo si associa spesso una anomala curvatura delle clavicole.

Al contrario nel torace “ad imbuto”, escavato, lo sterno di trova depresso, introflesso, con interessamento prevalente del corpo e mantenimento di una posizione relativamente più ventrale del manubrio; in quest’ultimo le clavicole fungono come da blocchi, come “piloni” di rinforzo all’indietreggiamento dell’insieme mentre il tratto vertebrale dorsale in fisiologica cifosi ancor più si adatta alla flessione anteriore con ulteriore “imbutizzazione” del corpo sternale.

Quello che avveniva dal punto di vista chirurgico ve lo lascio solo immaginare. Altissima abilità e manualità chirurgica nel separare il piano posteriore dello sterno dalle strutture fasciali (endotoracica e pleurale) facendo attenzione ai legamenti sterno-pericardici e alle strutture vascolari sterno-mediastiniche.

Quello che ricordo con grande rispetto e nostalgia è quello che prima dell’intervento il Primario, Prof. Giorgio Vincre*, che umilmente seguivamo io, con i mie grandi amici Paolo, Filippo e Marco, spiegava ai giovani (!) che chiedevano consulto…<<non vi è nessuna differenza funzionale, respiratoria, potenziale tra un soggetto normale ed uno con sterno carenato o “ad imbuto”…solo un fatto estetico, ma in quel “solo” ci sta tutta la vita di un individuo…>>.

I pazienti, la loro vita, l’atteggiamento nei suoi confronti, l’aspetto morfo-psico-funzionale erano concetti di cui non conoscevo neppure la reale concettualizzazione. Certo vedevo che i pazienti per patologie comuni avevano aspetti e atteggiamenti simili ma era difficile anche il solo pensare che fosse così importante la relazione tra l’atteggiamento e la morfologia. Essere chiusi o aperti, affrontare o scappare erano cose troppo filosofiche per poter essere anche solo immaginate in un ambito medico…eppure il Prof. un giorno nel suo studio disse una frase che ancora ricordo a proposito di questi pazienti e che correlava la morfologia del viso e del cranio (palato, fronte, maxilla) con la presenza di alterazioni sternali e della colonna nei piani sagittali e frontali. E questo, se permettete, negli anni ’80 non era molto diffuso tra i chirurghi.

A conferma della assoluta identica funzionalità respiratoria erano le Prove di Funzionalità Respiratoria (PFR) che non evidenziavano alcuna differenza significativa tra i pazienti dismorfici e quelli normali. Era semmai la presenza di una cattiva funzionalità respiratoria (dinamica diaframmatica i.e.) l’elemento prevalente.

Nei casi che ricordo di aver seguito nelle varie fasi pre-, peri- e post-operatoria emergeva l’aspetto di correlazione con la regione dorsale: riguardando ora con “altri occhi” spesso la cifosi alta e la rettilineizzazione del tratto sottostante all’apice scapolare era presente nelle forme ad imbuto, con tensioni che possiamo assegnare con dominanza ai legamenti sterno-pericardico-vertebrali. Nei toraci carenati le vertebre dorsali possono trovarsi prevalentemente  in atteggiamento iperesteso (rettilineo pertanto con apertura degli spazi intercostali) a cui si associa un aumento della lordosi cervicale che sarebbe forse da ricondurre ad una maggior tensione degli scaleni con elevazione della 1a e 2a costa; ricordandoci la relazione della 1a con il manubrio sternale e la 2a con l’angolo di Louis dove meglio si caratterizza il carenato trasverso alto. Nei carenati con prevalente “esposizione” dello sterno si apprezzano le densità cartilaginee sterno-costali che spesso vanno in sofferenza (condriti molto più frequenti)

Distinguere le tipologie dei dismorfismi ci consente di comprendere quali sono le strutture su cui agire nello specifico.

Ogni volta che osserviamo un paziente dovremmo pertanto davvero aprire lo sguardo con un obiettivo grandangolare, dare forza e concretezza a quello che consideriamo la nostra priorità: l’individuo.

Vi saluto

firma davide_1

*ecco chi era il Prof. G.Vincre dalle parole scritte dal suo allievo e collaboratore per molti anni, il Dott. Mantovani, anch’esso maestro di tenacia e di determinazione nella mia vita professionale che non smetterò mai di ringraziare, in particolare per i “cazziatoni” che mi hanno formato: <<Il professor Giorgio Vincre (1928 – 2001), Ordinario di Clinica Chirurgica Generale dell’Università degli Studi di Milano ha lasciato l’insegnamento nel 1997. È utile, per meglio scoprirne la personalità ed cogliere il valore del suo operato dividere la sua carriera in un primo periodo di attività in ambito ospedaliero, dapprima quale frequentatore presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, allievo del professor Theo Rock, grande esperto della chirurgia esofagea e successivamente presso l’appena sorta Divisione di Chirurgia Cardiotoracica dell’ospedale Maggiore di Niguarda, dove, sotto la guida del Professor Angelo De Gasperi, grande pioniere della Cardiochirurgia Toracica in Europa, ha maturato una grande esperienza in queste due discipline, allora riunite.

Si era agli albori di queste due branche specialistiche, i pazienti che afferivano a quella Divisione provenivano da tutta l’Italia e in quella sede è maturata la consuetudine, di cui è sempre stato accanito cultore, nel cercare di conoscere, oltre al problema medico, la provenienza geografica, culturale, ma soprattutto l’ambiente famigliare dei pazienti. Questa ventennale esperienza lo ha poi portato all’Ospedale Policlinico di Milano, dove il Professor Armando Trivellini, Direttore della Clinica Chirurgica, lo chiamò a ricoprire il ruolo di responsabile della nuova sezione di Chirurgia Cardiotoracica e gli affidò successivamente la direzione dell’omonima Divisione Universitaria.

Tutti questi anni che lo hanno visto protagonista e pioniere della Chirurgia Toracica in Italia, sono stati caratterizzati dalla dedizione costante al lavoro ed all’insegnamento quotidiano sul campo e successivamente in ambito accademico, prima come professore Aggregato, poi come Professore Ordinario, dapprima di Chirurgia Toracica, successivamente di Patologia Chirurgica e Clinica Chirurgica. L’Ospedale Policlinico fu in quegli anni luogo di una grande attività di ricerca, clinica e sperimentale. In ambito chirurgico nacquero le esperienze del trapianto di fegato, polmonare e di rene. Insieme al Professor Galmarini, suo strettissimo collaboratore ed amico il Professor Vincre si dedicò a queste attività sperimentali e cliniche che culminarono nella sua partecipazione al primo trapianto epatico eseguito a Milano.

A chi ha avuto la fortuna di conoscerlo dapprima come studente e di averlo poi come Maestro nel crescere della propria esperienza professionale di medico e di chirurgo ed ha potuto stargli vicino fino al commiato della carriera, restano impressi alcuni valori della persona: l’onestà nel giudizio clinico ed umano, l’eleganza dell’atto chirurgico, la signorilità nei confronti dei Colleghi che a lui si rivolgevano per un problema.

È vivace il ricordo del giro visita serale ai pazienti ricoverati: era l’occasione quotidiana per avere il polso della loro condizione clinica ma anche del loro animo, specie quello dei bambini più piccoli che allora erano ricoverati insieme agli adulti, e che riuscivano sempre a farlo sorridere, anche nei momenti difficili. Per noi, suoi collaboratori, quel giro proseguiva con la valutazione dei casi clinici, davanti al diafanoscopio, valutando le radiografie e le stratigrafie. Non c’era la Tac, non si parlava ancora di ecografia, non si parlava di “centralità della persona”, ma ogni radiogramma aveva un nome e la faccia di un paziente che fuori dalla stanza delle riunioni attendeva con ansia che il Professore, uscendo, gli dicesse: “la opero la prossima settimana”>>. Angelo Mantovani 


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2012 in review…reading the future.

I folletti delle statistiche di WordPress.com hanno preparato un rapporto annuale 2012 per questo blog.

Ecco un estratto:

600 people reached the top of Mt. Everest in 2012. This blog got about 8.700 views in 2012. If every person who reached the top of Mt. Everest viewed this blog, it would have taken 15 years to get that many views.

Clicca qui per vedere il rapporto completo.

 

Carissimi amici, visitatori e viaggiatori del blog colgo questa grande e bellissima opportunità per augurarvi un bellissimo 2013 nuovo per spirito di intraprendenza e per voglia di fare.

Un abbraccio a tutti Voi ed in particolare a tutti gli studenti che ho avuto la fortuna di incontrare negli anni scorsi ed a quelli che rivedrò nel corso dell’anno che verrà.

Davide Bongiorno


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Un augurio speciale

Oggi è il 25 dicembre, Natale. Oggi scriverò ma solo auguri a tutti quelli che nei mesi scorsi hanno seguito e nei mesi che verranno seguiranno ancora quello che avró da dire, curiosità, novità o cose vecchie rivestite di nuovo per condividere con tutti la meraviglia di questo lavoro.
Ora vi lascio, mi aspetta una deliziosa veneziana “al caffè”.
Buon Natale a tutti e che si possa continuare a nutrire la curiosità perché se la si perdesse si smetterebbe di essere Osteopati e si continuerebbe solo a farlo.